Università: Studenti a caro prezzo
Anche quest’anno Federconsumatori ha monitorato le spese per uno studente di un Corso di Laurea Triennale fuori sede rilevando un aumento dei costi pari a 3-4 volte quella dell’inflazione. Risultato: le famiglie italiane fanno sempre più fatica a sostenere i figli che vogliono andare a studiare fuori casa.
Le cifre emerse rivelano costi impressionanti, soprattutto per i circa 450.000 studenti fuori sede presenti in Italia. Ad esempio gli studenti fuori sede il cui reddito rientra nella II fascia spendono in media 8.860 € annui affittando una stanza singola (+9% rispetto al 2010) e 7.750 € annui affittando una stanza doppia (+12% rispetto al 2010); invece gli studenti fuori sede il cui reddito rientra invece nella III fascia spendono in media 9.211 € annui affittando una stanza singola (+9% rispetto al 2010) e 8.101 € annui affittando una stanza doppia (+12% rispetto al 2010). A registrare la spese più elevata sono le città universitarie del Centro-Nord, lievemente minore invece risulta studiare al Sud dove si spende il 25-30% in meno della media nazionale.
Inferiori ma sempre in costante crescita anche i costi da sostenere per mantenere un figlio all’Università in sede, vale a dire nella stessa Provincia di residenza, che risultano decisamente più elevati rispetto allo scorso anno: gli studenti in sede il cui reddito rientra nella II fascia spendono in media 1.327 €, il 17% in più rispetto al 2010; gli studenti in sede il cui reddito rientra invece nella III fascia spendono in media 1.678 €, il 14% in più rispetto al 2010.
La preoccupazione di Federconsumatori è destata dal fatto che se fino a qualche anno fa le difficoltà erano avvertire soltanto dalla fasce basse di reddito, oggi anche le fasce medie risentono degli aumenti dei costi. Inoltre i tagli alle università e il ridimensionamento delle borse di studio, sono fattori che rendono difficile godere del diritto allo studio per molti studenti. A tal proposito si richiede un maggior controllo sui redditi di quanti percepiscono le borse di studio, a volte senza averne reale necessità, e sull’edilizia scolastica che spesso è incapace di soddisfare alla domanda che c’è negli atenei.