L’arcidiocesi di Pescara “in campo” per l’acqua

Con l’approssimarsi del referendum, del 12 e 13 Giugno, che vedrà anche i pescaresi esprimersi sull’abrogare o meno le leggi vigenti sulla privatizzazione del servizio idrico, a difesa dell’acqua come patrimonio di tutti, “scende in campo” anche l’arcidiocesi di Pescara-Penne che, non per bocca dell’arcivescovo Valentinetti il quale non ha voluto esprimersi direttamente, lo scorso venerdì ha promosso una conferenza-dibattito dal tema “Dacci oggi la nostra acqua quotidiana”, ospitata nella sala consiliare di Palazzo di Città.
In realtà, la curia pescarese già da tempo si adopera a favore della ripubblicizzazione dell’acqua, aderendo dapprima la comitato nazionale “Due sì per l’acqua bene comune”, sostenendo poi la raccolta firme per l’indizione dello stesso referendum e organizzando incontri informativi presso diverse parrocchie del territorio diocesano. Una scelta audace, quella della Chiesa pescarese che non esita ad inserirsi nel bel mezzo di un dibattito politico nazionale infuocato dalle polemiche sui ritardi nella messa in onda delle campagne informative in televisione.
Ed ecco il timore dei sostenitori pro-referendum che il popolo disinformato diserti le urne: «Al
centro del dibattito – ha esordito don Carmine Miccoli, direttore dell’ufficio di Pastorale Sociale Abruzzo-Molise – deve tornare l’attenzione al bene comune, parola di cui spesso i politici si sporcano la bocca, dimenticando che il bene, nella vita degli individui, si declina solo favorendo la conoscenza, l’informazione, facendo ciò che permette alla comunità civile di crescere in maniera armonica».
Il convegno ha quindi riaffermato l’importanza dell’acqua come bene comune, anche attraverso la testimonianza di monsignor Luis Infanti De La Mora, vescovo dell’Aysèn (una regione della Patagonia cilena, ndr), che ha parlato del valore dell’acqua di cui, nella sua diocesi, è proprietaria l’Enel al 96%: «Questa azienda italiana – ha spiegato monsignor De La Mora – ha comprato la nostra acqua per fare i propri interessi, come la realizzazione di dighe da cui produrre energia idroelettrica per alimentare le miniere del nord del Cile. Ormai, la proprietà dell’acqua è divenuto uno strumento per colonizzare i popoli».