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Divisi tra moralismo e libertarismo

L’editoriale che non prende posizione politica, ma si schiera a favore della lealtà

È sicuramente Ruby il nome più pronunciato in queste ultime settimane – chissà se già alcuni genitori non siano stati condizionati dagli eventi per la scelta di un nome di battesimo da aggiungere alla lista. Ed è certamente Ruby il personaggio che sintetizza la confusione degli italiani. La giovane di origine marocchina, al centro dello “scandalo” di Arcore, è l’“oggetto” conteso da alcuni magistrati per muovere al Premier accuse di prostituzione di minori, ma è anche la donna capace di rispondere con chiarezza, in tv e ai giudici, sui rapporti che caratterizzano la relazione di amicizia con Berlusconi. È l’accusante che non chiede giustizia, ma che tutti, malignamente, immaginano usata per giochetti sessuali dal politico settantenne. È la presunta vittima, ma anche il capro espiatorio, da allontanare perché scomoda e perché secondo le testimonianze della Macrì – disugualmente, creduta da tutti, nonostante le smentite delle indagini degli ultimi giorni – non dice la verità.

Insomma è una intera Italia nel pot-pourri politico, più simile ad una telenovela da cinquemila puntante, che al “servizio” per il bene comune. È una intera Italia in lotta, sempre più disinteressata all’arte del governo, in una anarchia celata da un moralismo ipocrita. È una intera Italia che uscirà ugualmente sconfitta, a prescindere dal risultato delle indagini. È una intera Italia che non sa davvero dove schierarsi!

L’editoriale non intende prendere posizione, anche perché non potrebbe giustificare effimeri festini, seppur senza sesso. Non sopporta, però, quella stampa, di destra, di sinistra, di centro, spesso menzognera che manipola le notizie, le assoggetta e strumentalizza ai propri fini. Non sopporta le tesi che non permettono repliche. Non sopporta i sacerdoti che, per far parlare di sé e non per aiutare a ragionare su una situazione comunque infelice, minacciano di non celebrare messa – cosa c’entra – o affiggono manifesti funebri sulla morte della Costituzione e della democrazia, accentuando il processo pubblico e mediale prima che si pronunci il luogo legittimo di ogni inchiesta. Non sopporta la richiesta di interventi dei vescovi locali nelle riviste regionali e di cardinali e Papa nei dibattiti nazionali, o lo sbandieramento delle affermazioni degli stessi, quando fino a qualche mese fa si accusava la Chiesa di ingerenza.

Insomma, laPorzione.it non accetta il richiamo dissimulatore al moralismo nello stesso modo in cui non tollera il libertarismo.

About Simone Chiappetta (551 Articles)
Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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3 Comments on Divisi tra moralismo e libertarismo

  1. Apprezzo tanto l’editoriale che condivido nel tono e nel contenuto. Per me il problema vero che tu hai centrato è quello dell’informazione ridotta a strumento delle parti in causa. Se non ci fosse questa strumentalizzazione, ci si occuperebbe di ciò che davvero interessa alla gente proprio come cerchiamo di fare noi quando focalizziamo l’attenzione sui problemi di famiglie, immigrati, poveri, ragazzi, anziani, insomma tutte quelle persone che vivono il loro quotidiano scontrandosi con problemi diversi da quelli di cui tutti parlano in queste settimane.

  2. Era un modo più articolato per dire che ero schifato allo stesso modo da accusati e accusatori! E’ certo che l’indignazione sia una presa di posizione, ma in questo caso né dall’una, né dall’altra parte! Effettivamente di concussione non parla nessuno, anche perché – seppur nell’imprudenza di una telefonata – i toni sono già attenuati!

  3. Ho sempre apprezzato i tuoi editoriali ma questo non l’ho capito; il testo non rimane fedele a quanto annunciato nel titolo: è evidente lo sbilanciamento… Il punto, comunque, non è questo. Il problema degli scandali di questo periodo penso sia l’abuso di potere che (se verificato) B. ha avanzato con la famosa telefonata alla questura. Non è ammissibile da un Presidente del Consiglio. Inoltre, concludo, io diffido degli “-ismi” definitori (giustizialismo, moralismo ecc.): diceva Gaber “libertà è partecipazione”, chi si indigna prende semplicemente posizione e esercita un proprio diritto. Ciao e complimenti per la rivista! 🙂

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