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Frisina: “Dio ascolta la nostra musica”

Il noto autore di musica sacra, in visita a Pescara, ha raccontato la sua vita divisa fra preghiera e spartiti

Mons. Marco Frisina

La musica, com’è noto, è un formidabile veicolo attraverso il quale declinare la vita umana nelle sue azioni, le sue emozioni, i suoi sentimenti. E lo è ancor di più nel creare quel legame spirituale fra l’uomo e Dio che è fonte imprescindibile della cristianità. Un’alchimia che solo la musica sacra è riuscita a creare, anche grazie all’ispirazione di un uomo della Chiesa come monsignor Marco Frisina, sacerdote romano cinquantaseienne, dal 1991 direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma e maestro direttore della Pontificia Cappella Musicale Lateranense. Nello stesso anno, monsignor Frisina ha avviato la sua collaborazione con la Rai, componendo le musiche delle fiction dedicate alla Bibbia. Autore di numerosi canti liturgici, apprezzati in Italia e all’estero, l’illustre presbitero ha inoltre fondato il coro della Diocesi di Roma, un ensemble composto da 250 elementi, dirigendolo nelle animazioni delle più importanti liturgie diocesane oltre che durante le esibizioni in prestigiosi eventi, come il “Concerto di Natale” tenuto a Pescara lo scorso 19 Dicembre. Una preziosa occasione che “La Porzione.it” ha colto per conoscere e comprendere meglio questa grande personalità.

Monsignor Frisina, la sua è stata una vita intermente segnata dalla musica oltre che dalla chiamata al sacerdozio. Quale delle due è arrivata prima e come l’una ha cambiato l’altra?

«L’esperienza musicale è arrivata per prima. Ero un ragazzo quando cominciai gli studi, presso il Conservatorio di Santa Cecilia, entrando poi in seminario mentre frequentavo l’ultimo anno dei miei studi in composizione (nel 1978, ndr). Successivamente, le due cose sono entrate l’una nell’altra divenendo inscindibili».

Lei, come autore di musiche sacre ha su di sé una grande responsabilità. E siccome anche Sant’Agostino diceva che “chi canta prega due volte”, da dove arriva l’ispirazione, l’esperienza per scrivere brani che inducano alla preghiera: qual è il suo segreto?

«È la preghiera. La musica che è utilizzata per la preghiera deve nascere dalla preghiera, perché la Parola di Dio suscita in noi dei sentimenti. Così quest’ultima la leggo, la medito e la faccio mia così, ciò che mi suscita lo traduco in musica, la quale a sua volta ritorna quindi preghiera».

Frisina, nella sua lunga carriera lei ha composto innumerevoli colonne sonore per fiction tv e opere teatrali: ma com’è possibile riuscire a scrivere delle musiche che sappiano comunicare un determinato messaggio?

«Per far questo, ci sono diverse cose da tener presente. Innanzi tutto, è indispensabile penetrare ciò che il film vuol comunicare e magari aggiungere qualcosa: un’intuizione, un sentimento o un’emozione che, d’accordo con il regista, passi allo spettatore attraverso il film o l’opera stessa. Infatti, succede che a volte la musica viene ricordata più del film in quanto essa vi coglie un elemento che poi, grazie alla potenza delle note, viene reso universale».

Fra tutte quelle che ha composto, qual è la colonna sonora che le sta più a cuore, che si sente di aver realizzato meglio e che comunque riesce meglio a trasmettere un messaggio. Insomma, qual è la sua “figlia prediletta”?

«Io sono affezionato al primogenito “Abramo”. Però, come accade per i figli, l’ultimo che nasce è sempre quello che ami di più e allora sono molto legato anche alla musica della fiction su San Filippo Neri. Sono comunque tante le cose che nascono nel cuore di chi scrive».

Qual è il “potere” della musica, cosa riesce a comunicare all’uomo e come ha influenzato il suo cammino sacerdotale?

«La musica ha il potere grande di toccare, in contemporanea, il cuore e la mente delle persone. Da ragazzino, io con la musica sono cresciuto e poi, con gli studi musicali, sono entrato sempre più in questo mondo scoprendo, ed è questa la vocazione, che la musica parla all’uomo di Dio e a Dio dell’uomo. La musica è una cosa che solo gli uomini fanno, ma che Dio ascolta e di cui si serve per farci comprendere la sua bellezza. Essa è quindi uno strumento di comunicazione privilegiato, perché la musica non ha bisogno di essere tradotta: oltrepassa direttamente le frontiere parlando al cuore di tutti».

Potremmo dire che lei sia un sacerdote fortunato dato che nella musica, rispetto a molti suoi colleghi, trova un’arma in più: come ci si sente?

«C’è una responsabilità in più, perché la musica è potente. Però, io mi sento fortunato grazie al fatto che, tramite la musica, posso raggiungere persone che non conoscono Cristo, non frequentano la chiesa o si dicono non credenti. Scrivendo la musica di un film, in un istante, posso raggiungere 12 milioni di persone, come è accaduto per la fiction dedicata a Papa Giovanni XXIII. La musica può toccare il cuore, restando nella memoria collettiva, perché essa è un atto d’amore».

Entrando nelle parrocchie, non tutti i sacerdoti possiedono una formazione liturgica tale da fare scelte sempre sapienti o adatte alla liturgia. Cosa consiglierebbe loro?

«Direi loro di vedere come la tradizione della Chiesa sia giunta fino a noi, trasmettendoci alcuni valori straordinari attraverso la musica. Tutto questo, non pensando a ciò che è piacevole o alla moda, ma sentendo tutto il peso e la grandezza di una tradizione che, a partire dal gregoriano, ci ha insegnato a lodare Dio. In aggiunta, vanno tenute presenti la Parola e la Parola di Dio cantata: sono queste tutte ricchezze che, con la musica, diventano un veicolo di fede straordinario».

Infine, monsignor Frisina, qual è il feedback più bello che ha ricevuto da un suo ascoltatore, da qualcuno che è stato colpito dalla sua musica?

«Di feedback ne ho ricevuti tanti. Da chi è entrato in seminario, o in monastero, dopo aver ascoltato alcuni miei canti o da chi mi ha ringraziato, perché la mia musica li ha aiutati. È accaduto nel caso di una madre che mi ha scritto di suo figlio il quale, essendo tossicodipendente, è uscito dalla droga ascoltando ripetutamente un mio disco “Vergine Madre”, dedicato a Maria. Tutto questo mi ha commosso e mi ha fatto pensare al potere che può avere la musica nell’aiutare un’anima, soffocata da tanta sofferenza, a rasserenarsi».

About Davide De Amicis (4514 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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