Una crisi dura a morire
L’Abruzzo è ancora la prima regione del Mezzogiorno, ma non riesce ancora a liberarsi dalle “sabbie mobili” della crisi economica che, ormai da due anni, attanaglia l’intero sistema produttivo con effetti devastanti sul piano dell’occupazione e quindi sull’economia delle famiglie che, sempre più spesso, non arrivano più a fine mese. Infatti, gli ultimi dati resi noti dalla Cgil parlano chiaro, con un tasso di disoccupazione regionale che, nel secondo trimestre del 2010, ha raggiunto il 9,1%.
Una percentuale ben al di sopra della media italiana, pari all’8,3%. Più semplicemente, in due anni, sono andati persi 33mila posti di lavoro, con riflessi negativi immediati sui bilanci familiari del ceto medio il quale, purtroppo, alimenta incessantemente la categoria dei “nuovi poveri”: non a caso l’indice di povertà regionale abruzzese, ovvero la popolazione che vive in famiglie al di sotto della soglia di povertà, è passato dall’11,8% del 2005 al 15,2% del 2008.
I casi più critici, da questo punto di vista, sono stati registrati a Pescara:«Una città – ha commentato l’arcivescovo, monsignor Tommaso Valentinetti – che per grandezza e collocazione geografica è divenuta un naturale polo attrattivo per le povertà riscontrate in Abruzzo».
Dunque, nel capoluogo adriatico, l’unico settore a non conoscere crisi è quello del volontariato con i centri di ascolto Caritas che in tre anni, dal 2007 al 2009, hanno rilevato una crescita del 40% di richieste d’aiuto: dei 1093 utenti ascoltati, 669 sono stranieri e 424 italiani, per la maggior parte donne in età compresa fra i 36 ed i 45 anni.
A fronte di tutto ciò, la politica pescarese si interroga su quella che potrebbe essere la “ricetta” per uscire da questa crisi apparentemente infinita, soprattutto nella città che è per vocazione la “locomotiva” commerciale d’Abruzzo:«Nell’ambito di questa congiuntura economica negativa – attacca Moreno Di Pietrantonio, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale – manca un’amministrazione comunale capace di infondere ottimismo e certezze, elementi indispensabili affinché agli imprenditori torni la voglia di investire. Eppure in una città come Pescara, che ha la tendenza innata ad intraprendere attività economico-commerciali, le idee non mancherebbero. Puntiamo sulle nostre risorse naturali come il mare o il fiume: sarebbe notevole coinvolgere gli imprenditori in nuovi progetti, ma come già detto a Pescara manca una guida».
Eppure, gli esponenti della maggioranza pescarese un’idea sembrano essersela fatta e, dopo tutto neanche troppo divergente rispetto ai colleghi dell’opposizione:«Quello della crisi – riflette Berardino Fiorilli, vice sindaco e assessore comunale al Turismo – è un problema globale e le piccole amministrazioni comunali devono affrontarlo come possono, sfruttando le risorse già a disposizione della città. Se investiamo meglio sul turismo, potremmo produrre più ricchezza per tutti e quindi più lavoro: questa sarebbe solo una soluzione locale, ma almeno allevierebbe le sofferenze dei nuovi poveri che, peraltro, stiamo aiutando mettendo a loro disposizione i nostri uffici sociali, di concerto con la Caritas diocesana». Così la politica si confronta: peccato che per battere la crisi, il confronto debba lasciare il posto ad interventi strutturali prima che sia troppo tardi.