“Con il 98% di aborti per sindrome Down, Danimarca alla deriva eugenetica”
"Circa il 70% dei danesi - rivela il medico cattolico Stig Hansen, citando i sondaggi - è a favore dell’eutanasia: se la vita diventa difficile e richiede aiuto, assistenza, compassione, è esclusa, non è più considerata una vita buona"
«Come medico cattolico vedo in questo sviluppo una minaccia per l’umanità stessa e la negazione di una parte essenziale della vita». Con queste parole John-Erik Stig Hansen, medico e direttore del Centro nazionale di bio-sicurezza intervistato dall’agenzia di stampa Sir, riflette ad alta voce su una notizia rimbalzata in questi giorni sui media della Danimarca, che denuncia una deriva eugenetica.
“Fra trent’anni, titolano i giornali del Paese nordico, non ci saranno più persone affette da sindrome di Down”: «Non ci saranno più perché il 98% delle donne incinte – rivela il Cytogenisk Centralregister della clinica universitaria di Aarhus – a cui viene diagnosticato che il bimbo è affetto dalla sindrome, oggi abortisce».
In questo contesto Stig Hansen vede un legame molto problematico tra le questioni di diagnosi pre-natale e il movimento pro-eutanasia: «Circa il 70% dei danesi – rivela il medico cattolico danese, citando i sondaggi – è a favore dell’eutanasia: se la vita diventa difficile e richiede aiuto, assistenza, compassione, è esclusa, non è più considerata una vita buona».
Sondaggi confermati anche dal presidente nazionale dell’Associazione nazionale per la sindrome di down (Landsforeningen Downs Syndrom): «È opinione condivisa ormai da anni in Danimarca – aggiunge il presidente, Thomas Hamann – che se c’è la diagnosi, si abortisce. Nessuno pone domande».
Nel 2014 sono nati 2 bambini Down per scelta, 32 per errore diagnostico: «Le autorità statali – denuncia Hamann – in campo sanitario non fanno nulla per impedirlo, giustificandosi con la libera scelta della donna. In realtà, c’è bisogno di tanto coraggio per scegliere di accogliere il bambino in un contesto sociale, come quello danese, che non lascia spazio a questa possibilità».
Si dissociano, dunque, nettamente tutte le associazioni pro-life, lamentando di essere state lasciate sole: «Di fronte al fatto profondamente vergognoso – commenta Ellen Højlund Wibe, dell’Associazione diritto alla vita (Retten til Liv) – che stiamo eradicando un particolare gruppo di persone in Danimarca, incontriamo reazioni da molti Paesi occidentali e da diversi gruppi, non solo di cristiani impegnati, mentre in Danimarca non ci sono più garanti del valore della vita umana».
Uno scenario, questo, che presto potrebbe rendere la vita difficile anche ai pochi genitori che scelgono di andare controcorrente: «I pochi – conclude la Wibe – che scelgono di tenere un bambino Down, spesso per motivi religiosi, incontrano scarsissima comprensione verso il loro desiderio. Il loro timore è che gli aiuti economici in futuro possano essere ridotti, perché gli si dirà che avrebbero potuto abortire. La loro paura non è infondata».